LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Alberto Rizzi
Marianna al bivio

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]

La città era un brivido di gelo; nient’altro.

         Non sapeva come fosse finita lì, in quella stazione nella quale aveva passato la nottata, scossa dal rotolare cadenzato dei treni alle sue spalle; ma in quella circostanza contava poco. Tanto, non si sarebbe potuta permettere un albergo; tanto, non era venuta per restare. Uscì ad affrontare le strade di periferia e la neve sovrana che le ricopriva di calma uniforme.

         Della notte ricordava poco e oltretutto di ricordare le importava meno; nessun sogno particolare, il rumore dei treni che ogni tanto la faceva riemergere, quasi naufraga, alla superficie del sonno; aveva avuto la certezza che qualcuno (più d’uno: extracomunitari? tossici? barboni?) ogni tanto le si fosse avvicinato. Aveva confidato nel mazzo di chiavi stretto fra le nocche della destra, le loro punte sporgenti in fuori come un tirapugni: non era accaduto nulla.

         Ad ogni modo i pensieri non l’avevano abbandonata, nemmeno in quel sonno agitato. Scappare di casa a sedici anni per andare ad una festa in una città straniera? Strafarsi di alcool e chissà che altro con un paio di amiche? No, non l’avrebbe fatto, se non fosse stata certa che ci sarebbe stato “lui”: lui che sapeva di angelo caduto nel modo di vestirsi, di muoversi e di guardare; che aveva incontrato per caso e che l’aveva lasciata con una promessa; lui che le ricordava i suoi sogni ad occhi aperti, in faccia alla copertina di qualche CD.

         Lui che, durante quella festa, l’aveva solo salutata e stretta in un abbraccio di circostanza, per dedicarsi subito ad un’altra.

         E adesso, perché aveva quei due segni sul viso, quei due lividi di cui nulla ricordava? Era così normale avanzare in mezzo alla neve di quelle strade viste prima solo di sfuggita, con indosso un giubbotto che non ricordava suo, e sotto il leggero vestito della sera di festa, pizzi e plastica nera? Si tastò quei due segni e, mentre continuava a camminare verso nessun dove, ebbe come un capogiro, una vertigine, un ritorcersi in negativo del paesaggio attorno con il nero per il bianco e viceversa.

         E allora abbassò gli occhi e la vide, emergente dal nigrore che segnava la strada, come un relitto mezz’impaltato nel fango del fondo di una palude: carne aperta da coltello, i due lividi sul viso ben noto da cui nasceva una domanda.

         “E’ questo il mio destino?”

         Forse.” – Le mormorò la voce dentro.

         “Forse non è una risposta: è né sì né no, né carne né pesce.”

         È vero; però è in questo modo che stanno le tue cose. Tutti voi scegliete senza accorgervene: siete ogni momento di fronte a dei bivi, le direzioni sono preordinate, ma la scelta è libera; e c’è sempre una scelta. Questo è uno di quei momenti, così rari ormai per voi umani dopo epoche andate nelle quali non era così, quando è possibile rendersi conto delle conseguenze di tali scelte.

         “E chi dovrei ringraziare per questo?”

         Non ti è concesso, per ora, di sapere.

         Provò con qualche altra domanda, ma la voce le si era taciuta. Ai suoi piedi solo la carcassa di un grosso ratto, il ventre squarciato e svuotato dagli artigli di un qualche predatore; attorno i colori erano tornati naturali, dominante di bianco nei rumori attutiti delle rare automobili, nelle sue ossa che tremavano a ritmo col gelo mattutino. La stazione da una parte, la città dall’altra.

         Marianna si guardò intorno e scelse la direzione.

Nessun commento

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.